Odio gli ospedali. Mi annientano l’umore. Lo so che è un sentimento condiviso, ma questo pensiero così ovvio oggi volevo condividerlo con voi perché, come spesso mi accade in questo periodo, mi fa riflettere su quanto poco ci appartenga la nostra vita. “Non ho paura di morire, ho paura di non aver vissuto abbastanza. Bisognerebbe scrivere sulle lavagne di ogni scuola: “La vita è un parco giochi o nulla“. (Mr Nobody). Una fottuta paura di non aver vissuto abbastanza si è impadronita di me leggendo e vedendo quanto in questi giorni è accaduto a Nizza e Monaco. Qualche giorno fa ho letto una frase che mi ha fatto riflettere: “La paura è il lubrificante della vita“. Sul momento ho pensato che chi l’avesse scritta avesse ragione, ma poi, a pensarci bene, ho pensato a quanto invece si sbagliasse. La paura pietrifica, immobilizza, imprigiona. E io non voglio vivere con la paura. Ascolto la voce registrata della giornalista Letizia Levita poco prima di morire e mi vengono i birividi: “La vita non la decidiamo noi… E’ molto importante riconoscere la propria vita, riconoscere le cose più importanti della propria vita. Non trascurate mai le vostre famiglie neanche per il lavoro. Il lavoro non deve dominarci. Niente deve dominarci, nemmeno la malattia deve dominarci. Bisogna essere liberi di amare, profondamente… Sentire di aver fatto quello che si voleva fare con sincerità, anche pagando un prezzo, un prezzo che non è mai troppo alto nei confronti poi del fatto che la vita è vera, va vissuta. E sta finendo… Bisogna pensarci quando si ha tempo per pensarci...” https://www.youtube.com/watch?v=QHPKLsoMYKU
Quanta forza riescono a trasmettermi queste sue parole specie oggi che ho accompagnato una delle persone a cui voglio più bene in ospedale e l’ho vista piangere. Il mio Confucio mi viene incontro mentre scrivo: “Si hanno due vite. La seconda comincia il giorno in cui ci si rende conto che non se ne ha che una“. Non so bene cosa farò da oggi, so perfettamente cosa non farò: avere paura.