Come anticipato, il womenswear coreano non ha la stessa intensità del menswear (e ciò si avverte anche dall’affluenza al War Memorial che dopo i primi giorni cala sensibilmente). Infatti mentre per la moda maschile quasi tutte le proposte sono degne di nota, per la moda femminile convivono sia collezioni un pò old fashioned sia alcune estremamente cutting edge. Ci occuperemo ovviamente solo di quest’ultime. Über alles vi è Im Seonoc, un’artista poliedrica che non fa solo moda da vendere: nel suo curriculum vanta esperienze nella creazione di costumi teatrali e per la danza (tra questi il Dance Festival di Montreal in Canada), nonchè il design di stoviglie per il nostro marchio Guzzini e la collaborazione con il Museo LEEUM di Seoul, solo per citarne alcuni. Memorabile fu un suo show di alcuni anni fa dal titolo “Create Your Funeral Party”, una piece teatrale più che una sfilata. Dal 2011 ha lanciato una nuova linea dal nome PartspArts e per la prossima primavera estate 2013 propone una collezione davvero innovativa caratterizzata da tagli laser e quasi completamente seamless. Il suo colore totemico è il bianco, con rari inserti in nero e beige. Chapeau!
Di pari livello sono le creazioni di Park Choon Moo con il suo brand Demoo. I suoi fashion show sono sempre caratterizzati da una sostanziosa dose di poesia e i messaggi che trasmettono sono abbastanza chiari (indimenticabile il suo catwalk “Devils & Angels” del 2008, che potrebbe tranquillamente essere riproposto oggi con successo). Come Im Seonoc, anche Park Choon Moo ha una predilezione per il bianco, a cui si aggiungono il nero e rare pennelate di blu elettrico. Inimitabili i tessuti – sui quali la designer spesso interviene con proprie personalizzazioni – che si distinguono per leggerezza e per la naturalezza con cui accompagnano il movimento. Una certezza!
Tanto bianco anche per Kaal E. Suktae – un vero e proprio architetto della moda – ma in questo caso gli inserti colorati sono piu sostanziosi e variopinti, con patchwork geometrici in tessuti naturali (seta e cotone), sintetici e pelle. Il colore prevalente è il blu navy ma non mancano tinte accese come l’arancio, il rosa il rosso e il verde smeraldo. Un limite – forse – della collezione primavera estate 2013 è quello di aver ripreso un pò troppo i temi della passata stagione.
Per concludere il quartetto di quelli che potremmo definire i “senatori” del womenswear coreano non si può non menzionare il lavoro di Lie Sang Bong, un veterano della SFW ma molto attivo anche a Parigi e recentemente nominato presidente del Council of Fashion Designers in Korea (una sorta di Camera della Moda coreana). La collezione di Lie Sang Bong si distingue dallo stile dei tre precedenti designer per un gusto retro, reinterpretato pero’ nelle forme e nei volumi. L’ispirazione per la collezione è molto semplice, le farfalle e ciò fa ben immaginare come il colore abbia il sopravvento sul bianco visto in precendenza. Divertentissimi l’impermeabile in propylene a stampa butterfly che conclude la sfilata
C’è poi un terzetto di giovani donne designer che hanno compiuto il salto da Generation Next a Seoul Collection, ossia da nuove promesse a big consolidate: si tratta di Leyii, Studio K e Johnny Hates Jazz. Il marchio Leyii della designer Seung Hee Lee si distingue per un minimalismo/astrattismo davvero ben costruito, con forme innovative e fluide ma soprattutto con indovinatissime combinazioni di colore in cui al bianco e nero vengono aggiunti tocchi di kaki arancio e vinaccia.
Più semplici e con meno pretese le collezioni sia di Studio K e Johnny Hates Jazz, ma non per questo meno degne di nota, anche se la loro evoluzione dai tempi del debutto è meno marcata rispetto a Leyii. Possiamo dire che correre meno rischi può premiare in primo tempo sul piano commerciale (entrambe i marchi son ben venduti al di fuori della Corea) ma nel lungo periodo solo la ricerca continua premia.
Per quanto riguarda invece il presente contenitore Generation Next purtroppo si è registrato un calo di qualita’ rispetto alle proposte delle edizioni precedenti (che invece hanno “sfornato” vari marchi divenuti poi di successo) ma volendo salvare il salvabile bastano un paio di nomi (tra l’altro molto simili): JO5 e J KOO. Buona fortuna!
E per concludere anche una miniselezione di designer da Singapore, con cui Seoul ha siglato un anno fa un patto di mutua collaborazione e interscambio: il simpaticissimo duo Kenny Lim e Andrew Loh con il loro marchio Depression e le due giovanissime designer con brand omonimi, Mae Pang e Pauline Ning. La moda di Singapore per quanto riguarda creativita’, tessuti e manifattura non è proprio ai livelli di quella coreana, ma Seoul ha molto da imparare in materia di organizzazione, elasticità e strategia dalla ex colonia Britannica.
Intelligenti pauca.