Possono i versi di una canzone raccontare in breve Napoli? Si è la risposta. Basta leggere il testo di “Napule é” di Pino Daniele: Napule è mille culure | Napule è mille paure | Napule è a voce de’ criature | che saglie chiane chiane | E tu sai ca nun si sule…
Napoli è una città in cui non puoi sentirti solo, piena di colori, di odori, di voci, di tradizioni, di credenze, di paure e di calore meridionale. Napoli vive di luce propria e se ne frega del resto del mondo. Oh Napoli, città del Tempo Vero come si legge sull’orologio dell’Ospedale dell’Annunziata nel quartiere Forcella, quanto mi hai insegnato nel poco tempo in cui sono stata da te e con te!
Un proverbio italiano dice: — Vedi Napoli e poi muori!, ma io dico: — Vedi Napoli e vivi — perché c’è molto qui degno di essere vissuto. Arthur John Strutt.
Io Napoli l’ho voluta conoscere in solitaria accompagnata anche dai suggerimenti che Giulia Rossano (proprietaria del Dry Martini di Sorrento) mi aveva dato tempo prima. E sapete cosa è successo? Mi sono persa nei vicoli scoprendomi felice. Non la paura (provata solo una volta mentre raggiungevo la stazione Montesanto nei quartieri Spagnoli), ma la felicità ad accompagnarmi.
Non sono italiana, sono napoletana! È un’altra cosa!
(Sophia Loren)
Cosa vedere di bello e particolarmente insolito avendo a disposizione solo 48 ore? Eccovi la mia personalissima lista iniziando da 6 tappe classiche:
- Duomo di Napoli con la Cripta di San Gennaro. All’esterno del Duomo, il Museo del Tesoro di San Gennaro che ospita tantissime opere d’arte e gioielli donati nel corso dei secoli in segno di devozione al santo patrono;
- Spaccanapoli: la strada che va dai Quartieri Spagnoli al quartiere di Forcella taglia in linea retta la città. Qui ad attendervi motorini, turisti, abusivi, artisti e artigiani;
- Piazza del Plebiscito: il simbolo del nuovo “Rinascimento napoletano” incanta con il colonnato della chiesa di San Francesco di Paola e il Palazzo Reale;
- Museo Archeologico Nazionale di Napoli: inaugurato nel 1816 ad oggi è uno dei più importanti nel mondo per la qualità e la quantità delle opere che custodisce. Nelle sue sale hanno sede collezioni storiche come il gruppo delle gemme e delle sculture Farnese e i tesori di Ercolano e Pompei, un insieme senza paragoni di affreschi e mosaici, statue, oggetti preziosi e d’uso comune;
- Piazza del Gesù e l’Obelisco dell’Immacolata: sul monumento, con in cima una guglia che rappresenta la Madonna, aleggia una inquietante leggenda. Con la luce del tramonto o dell’alba, l’aspetto della statua della Madonna cambia. Il velo, visto da dietro, si trasforma in un volto stilizzato che raffigurerebbe la morte;
- Il Museo d’arte contemporanea Donnaregina ovvero Madre: è il primo museo per l’arte contemporanea situato nel centro storico di una città. L’architetto portoghese Alvaro Siza ha trasformato l’antico palazzo Donnaregina in uno splendido e funzionale spazio moderno per l’arte contemporanea. Ad emozionarmi due installazioni: Venere di stracci di Michelangelo Pistoletto e L’uomo che misura le nuvole di Jan Fabre.
Ma Napoli è molto altro. Spinta dal voler vedere “altro”, mi sono imbattuta in autentiche meraviglie fuori dai classici circuiti turistici. Ecco le mie piccole, ma per me preziose tre scoperte:
- Ruota degli Esposti: nel quartiere Forcella sorge la settecentesca Basilica della Santissima Annunziata Maggiore facente parte originariamente di un complesso più vasto costituito da un ospedale, un conservatorio e un convento. Qui i bambini abbandonati venivano introdotti in una specie di tamburo di legno di forma cilindrica e venivano poi chiamati figli della Madonna;
- Cimitero delle Fontanelle: nel rione Sanità un ex-ossario che si sviluppa per più di 3000 mq. e contiene i resti di quasi 50.000 persone (!). Quì si svolgeva il rito delle “anime pezzentelle”, ossia l’adozione e la cura da parte di un napoletano di un cranio di un’anima abbandonata (detta appunto capuzzella) in cambio di protezione;
- Parco Vergiliano a Piedigrotta: a pochi metri dalla stazione di Mergellina, le tombe di Virgilio e di Leopardi che vissero a Napoli.
Avrei voluto parlarvi dell’Ospedale delle bambole, dell’Archivio storico del banco di Napoli, della Farmacia degli Incurabili, della Tomba di Dracula, dell’Orologio astronomico sul Convitto Nazionale di Piazza Dante, dell’Altare di Maradona all’interno del Bar Nilo, della casa di Totò, della sedia della fertilità, della fontana della Spinacorona, dello Studio di Keller, ma alcuni luoghi erano chiusi, altri non raggiungibili a causa del poco tempo a disposizione. Tanto a Napoli torno presto, non mi piacciono le emozioni in sospeso…
Dovunque sono andato nel mondo ho visto che c’era bisogno di un poco di Napoli. Luciano De Crescenzo