A.I. Artisanal Intelligence, un progetto nato da più di cinque anni che promuove le migliori realtà artigianali italiane ed internazionali, per questa edizione di AltaRoma, nella sezione AltaRoma Atelier, presenta “Body for the Dress”. Nella “Ex Dogana”, spazio postindustriale appena rianimato, grazie agli eventi AltaRoma,in un modo immaginario possiamo rivivere il controllo delle merci nelle dogane. A.I. allestisce questa mostra; dove il rapporto tra corpo e abito viene interpretato da tre giovani artisti: Thomas De Falco lavora sull’idea archetipica di vestito, Sacha Turchi sulla struttura e Paolo Roberto D’Alia sul significa stesso che la Moda ha nel sistema industriale. La presenza di scuole di moda importanti, come la IUAV di Venezia ci fa conoscere Giulia Roman, studentessa della scuola stessa, che ha presentato due outfit dove capi vecchi escono da un armadio e diventano nuovi grazie ad un processo di reinterpretazione e destrutturazione, che, anche grazie all’espressività della performance, fa rivivere memorie “materiali” ed emergere un’ impensabile modernità. La designer ha scelto di concentrarsi su questo concetto poiché è fondamentale per lei, nella progettazione e nel disegno delle collezioni, avere un capo esistente tra le mani, come riferimento ed ispirazione. Analizzare un abito esistente significa per Giulia Roman soffermarsi su diversi aspetti strettamente legati tra loro: il colore, la textures, il tessuto, la superficie, il “come cade”, la forma, la linea, i dettagli, il significato e la sensazione che suscita anche in un processo di styling nel quale abbino il capo ad un altro e creo un idea di outfit. Nella fase di rielaborazione delle informazioni provenienti dall’analisi dei capi avviene un’alterazione di alcune regole e convenzioni della confezione, della simmetria e del rigore formale. Informazioni ‘scomposte’ che si traducono in un nuovo linguaggio in cui viene annullata la distinzione tra interno e esterno del capo e l’asimmetria predomina.