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Amami, Maria. La Scala di Milano celebra la sua Divina Callas

Prima di cominciare a leggere questo articolo aprite un’altra finestra su internet e andate su un qualsiasi motore di ricerca e digitate “Callas Amami Alfredo“. Mettete play e poi tornate a leggere poiché è impossibile parlare della Divina senza rimanere rapiti dalla sua voce unica e rara che l’ha resa immortale. Ciò che si sta ascoltando è La Traviata di Giuseppe Verdi, l’opera che più di tutte è legata al grande soprano del Novecento. Cecilia Sophia Anna Maria Kalogeropoulos, questo il suo vero nome, nasce a New York il 2 dicembre 1923, dove la famiglia era emigrata. Per pagarsi gli studi fa la baby sitter in casa di un amico di Toscanini, che la conosce e le farà avere la prima scrittura all’Arena di Verona nel 1947. Ma la leggenda Callas sboccia a Milano, Alla Scala. Il Teatro che, tra il 1950 e il 1962, divenne la sua casa fornendole gli strumenti tecnici e culturali che l’hanno trasformata in un mito. Erano gli anni d’oro dell’opera, dove le regie erano curate da Luchino Visconti e i gioielli vere creazioni d’artista. A quell’epoca magica e di sogno si ispira la mostra Maria Callas in scena – Gli anni alla Scala fino al 31 gennaio nel museo Teatrale a Largo Antonio Ghiringhelli di Milano. All’ingresso «l’abito di seta chiara per La vestale, una fotografia di una prova che ritrae Visconti e Callas: inizia così il racconto della Callas alla Scala», spiega Margherita Palli, curatrice dell’esposizione. Lungo il percorso «14 costumi, circondati da immagini e dal racconto delle influenze, nel silenzio della galleria la voce del soprano accompagna il visitatore». Tra le sale ecco che si arriva davanti alla teca che custodisce la parure di cristalli Swarovski color rubino e perle barocche unico reperto storico della memorabile sera del 28 maggio 1955. Sul palcoscenico Maria Callas, Giuseppe Di Stefano ed Ettore Bastianini, Carlo Maria Giulini sul podio, Luchino Visconti alla regia per portare in scena ciò che ancora oggi è giudicata dai critici la migliore Traviata se non addirittura la migliore opera mai rappresentata. Stregati dalla luce del collier che fece splendere Violetta, la protagonista del dramma, di mille bagliori, davanti agli occhi l’immagine della Divina, e nelle orecchie ancora: «Amami, Alfredo, quant’io t’amo! Addio!»