Ci sono giovani di successo con idee innovative, portate avanti con grinta e coraggio, in un momento economico così particolare della nostra nazione, start up originali nate da idee di persone che si sono messe in gioco per seguire il proprio sogno. Fra questi David Clementoni, 31 anni, che appartiene alla terza generazione degli eredi dell’omonima azienda produttrice di giocattoli famosa in tutto il mondo, ha intrapreso da circa due anni un ambizioso progetto imprenditoriale dal nome Italian Artisan. Incontro David in un pomeriggio di fine agosto nella sede della sua azienda a Villa Baruchello a Porto Sant’Elpidio, nel cuore del distretto calzaturiero marchigiano. Ti aspetteresti di trovare il classico figlio di papà con la super car, l’orologio importante al polso, vestito all’ultimo grido e superficiale ed invece rimango sorpresa quando si palesa davanti a me un ragazzo di una semplicità disarmante, alla mano, riflessivo, vestito con le converse, jeans chiari e magliettina scura. Indossa solo due anelli ed un bracciale d’argento dal gusto un po’ etnico. Infatti dice sorridendo: “Ne devo far di strada per arrivare all’oro!”.
David, partiamo dalla tua formazione e dai tuoi studi che rispecchiano sia il tuo lato artistico che pragmatico.
Vero, sono laureato in architettura, nello specifico in industrial design, poiché ho un’anima molto creativa, poi ho deciso di rimettermi in gioco e strutturare maggiormente gli aspetti manageriali e perciò ho fatto richiesta all’Istituto de Impresa di Madrid, realtà molto competitiva in Europa, che mi ha accettato. Dopo tre mesi sono stato richiamato, causa le basse performance rispetto alla media del corso (ero l’unico che non aveva un background economico), sono stato minacciato di interrompere il master, ho però chiesto un’altra opportunità che, concessa, mi ha visto concludere il master con ottimi risultati. A distanza di anni, rifarei la stessa scelta!
Quali sono state le tue esperienze in ambito lavorativo?
I risultati ottenuti durante il master mi hanno aperto le porte alla Freedman international. Ho iniziato a lavorare a New York come key account, al fianco del CEO, Kevin. E’ stata un’esperienza importantissima a livello professionale che mi è servita per quello che poi ho deciso di fare. Dopo questa parentesi professionale sono andato a lavorare nell’azienda di famiglia, dove sono rimasto tre anni occupandomi di vendite e di marketing internazionale.
Ad un certo punto, però, decidi di lasciare il “giocattolino” di famiglia per fare altro.
Decisi di abbandonare il mio ruolo all’interno della Clementoni S.p.A. e di uscire dall’azienda per dar vita al mio sogno: creare una mia realtà che potesse accelerare l’internazionalizzazione del Made in Italy nell’ambito moda, la mia grande passione.
Per l’appunto Italian Artisan. Descrivici di cosa si occupa e da come nasce questo tuo progetto.
Italian Artisan ha come mission quella di portare la tradizione del Made in Italy nel futuro del commercio semplificando l’interazione tra buyer internazionali e produttori italiani. Grazie a questa realtà siamo in grado di mettere in relazione i produttori con i designer e brand internazionali, dal giovane designer appena uscito dalla scuola di moda, al piccolo brand e alla catena di retail strutturata. I brand Made in Italy, dal loro canto, digitalizzano la distribuzione semplificando il dialogo con i retail internazionali. Attualmente abbiamo scarpe, accessori, pelletteria sia da uomo che da donna che stanno dando dei risultati molto positivi. Le aziende che entrano a far parte della nostra piattaforma hanno una produzione 100% in Italia, verificata direttamente da noi. Osservando il nostro territorio, le Marche, vedevo che c’erano aziende con grandi potenzialità che però non riuscivano ad emergere a causa della crisi economica e perché non avevano i mezzi sufficienti per farlo: ciò mi ha portato ad ideare una piattaforma digitale allo scopo di fornire alle imprese visibilità a livello nazionale ed internazionale e per semplificarne le trattative commerciali
La tua famiglia è stata contenta della tua scelta?
Mio padre Pierpaolo mi ha sempre supportato nel seguire la mia strada e si è appassionato fin da subito ad Italian Artisan ed oggi è il mio primo fan. Mia mamma Nicoletta credo che sarebbe stata contenta di vedermi nello stesso mondo dove era cresciuta , nel quale lei amava sperimentare nuovi outfit e creare assieme a mia nonna Rosina, sarta. Ho perso mia madre dieci anni fa nel giorno del mio compleanno, il 26 aprile. Era malata da diversi anni, la sua perdita ha segnato in maniera profonda la mia vita e quella della mia famiglia, composta da mia sorella Monica, 29 anni, Matteo, 21, e Gianluca, 19. I miei fratelli sono entusiasti della mia scelta e mi hanno aiutato a superare i momenti difficili di questa avventura imprenditoriale. Sono fortunato ad avere loro!
Credi fortemente del Made in Italy?
Credo come heritage non come etichetta, in un’era dove rincorriamo la tecnologia e l’innovazione sfrenata in direzione di un’intelligenza artificiale, il ritorno alla tradizione sarà il nuovo lusso. Pertanto, la vera sfida sarà trasmettere l’arte del saper fare, il culto del bello visto come emozione alle prossime generazioni. Attraverso Italian Artisan, cerchiamo di rendere più accessibile il sistema produttivo del fashion accorciando la filiera, per accompagnare la tradizione artigianale di una storia del bello nel futuro dell’era digitale.
Come avviene il processo di scouting delle aziende che fanno parte della vostra piattaforma?
Inizialmente era una ricerca personale, abbiamo visitato più di 350 aziende tra Marche ed Italia, invece da qualche mese a questa parte sono le aziende anche estere che ci contattano per far parte della nostra realtà. La produzione deve essere 100% Made in Italy. Il resto è digital marketing.
Interessante lo storytelling della tua azienda. Come mai questo branding?
Italian Artisan identifica la realtà delle aziende che lo compongono, la storia manifatturiera, il vero made in Italy. Nel 2017, secono me, è più l’identità dell’azienda che deve venir fuori che non il fondatore in se.
Quali saranno i prossimi appuntamenti che vedranno coinvolta Italian Artisan?
Ci potrete trovare la prossima settimana a Milano, al Mipel, come partner dell’Aimpes (Associazione Pellettieri Italiani) dal 17 al 20 settembre. In quell’occasione saranno svelate da me e dal mio team alcune importanti novità.
Il look personale in cui ti rispecchi?
Sono sempre vestito comodo e faccio molta attenzione all’accessorio, non amo i loghi, mi piacciono i colori tenui, tinta unita, neutri. Prediligo gli accessori classici, scarpe: dalla pelle intrecciata artigianalmente alle converse tradizionali, camicia se si di jeans, insomma capi che siano un passepartout dal giorno alla sera perché sono sempre in movimento.
Cosa ti appassiona maggiormente? Sei sportivo?
Adoro il freestyle: skateboard, snowboard, il surf, ho giocato per ben 12 anni a pallacanestro, amo il mio cane Bazooka che mi segue ovunque io vada da ben 12 anni e sono coach di mindfulness alla quale mi interesso da più di 10 anni. Questo è un aspetto molto importante della mia vita, una ricerca interiore che ho intrapreso dopo la morte di mia mamma e che ho poi messo a servizio degli altri. (Questa tecnica di meditazione ci permette di entrare in relazione con il disagio e la sofferenza, ci insegna a dare spazio a ciò che non ci piace e a metterlo in luce e grazie a ciò ci mettiamo in condizione di poter trovare le vie per vivere in armonia il momento presente – ndr)
Hai trovato quindi la tua chiave della felicità?
Credo che la ricerca della felicità sia un percorso in continuo divenire. Amare se stessi nel presente, accettando pregi e difetti, è un ottimo punto di partenza per la propria evoluzione e per percorrere la vera strada della felicità personale. Trovo pertanto coraggioso osservarsi dentro e mostrarsi senza le maschere ed i filtri spesso richiesti dalla società. Mi dedico ad una continua ricerca personale, osservo molto gli altri come specchio per riconoscere i propri punti di debolezza e migliorarli. Mi ripeto spesso una frase di Socrate “Sapere di non sapere”.
Per concludere: puoi raccontarci un ricordo che conservi con affetto di tuo nonno Mario, fondatore dell’azienda Clementoni?
Lui è stata una mente innovativa e geniale, basti pensare che l’idea del meccanismo dei fili conduttori del Sapientino è nata allacciando i lacci delle scarpe e grazie alla sua formazione industriale, alla sua creatività e genialità nacque il famoso gioco. Ero legato in maniera molto profonda a mio nonno, ad oggi la moda rappresenta per me ciò che per lui era il gioco, l’arena nella quale esprimere i propri talenti.