Nella collezione A/I 2011- 2012 Gattinoni presenta la donna in veste di sacerdotessa di una tribù post moderna.
L’abito, destrutturato, diventa estensione dell’io nell’ambiente. Svelando il suo interno, ci fa capire la sua dimensione viva, ma anche la contaminazione tra natura e creazione umana. L’ambiente, la materialità delle cose, l’architettura come arte ma anche matematica e la sacralità sono alcune delle idee che si intravedono nelle creazioni di Guillermo Marriotto.
Ossessionato dall’idea del progresso, l’uomo ha usato la tecnologia per domare l’ambiente illudendosi di poterlo sfruttare e snaturare a suo piacimento. Ma da un lato ha finito egli stesso per essere dominato dalla tecnologia. E dall’altro si troverà a pagare le conseguenze di un processo di sfruttamento indiscriminato del quale non si conosce ancora il prezzo.
L’uomo selvaggio aveva una visione religiosa della natura. Egli era la madre che nutriva e/ o uccideva. é cambiato qualcosa? Nel 2011 Gattinoni suggerisce che oggi il paesaggio è diventato un frame. Uno scenario plasmato dall’uomo con il solo fine di incorniciare la proprie aspirazioni di benessere. Ma la natura è magica e indomabile e reagisce a questa violenza spostandosi all’interno della nostra coscienza. Sulla passerella di Alta Roma 2011 ho visto che figura e paesaggio erano la stessa cosa. I modelli riflettevano l’ambiente perché questo esisteva già al loro interno. Il processo di modificare l’ambiente ci ha modificati. L’abito si sviluppa come una scultura e si espande nell’ambiente, diventandone parte. Dettagli 3d suggeriscono che il vestito è una cosa “viva”. Nella giungla tecnologica, la donna è un animale pieno di grazia (vestito in tuta di pizzo). Gattinoni mi sorprende con la sua etica ambientalista nascosta tra pieghe di tessuti fini e gioielli del design post-industriale.
Guillermo Marriotto è un maitre della architetture couture. Tocchi cromatici eterei e tagli geometrici inaspettati creano una poetica dello spazio che richiama i graffiti 3D di Peeta, ma anche le sculture di Tony Craigg. Guardando le sue creazioni della collezione A/I 2011-2012 ho avuto l’impressione che ciascuno dei vestiti fosse un’opera d’arte con accenti surrealisti. Poi ho capito che l’abito rendeva la presenza umana iperrealista (natura e cultura perfettamente riunite come due pezzi di puzzle) e che le intenzioni creative miravano alla trascendenza. L’arte trascende la quotidianità.
Silhouette con allusioni mistiche, simboli di potere e di religiosità (dai capelli, al trucco, al taglio degli abiti e all’ ordine cromatico), frammenti di frattali mostrano come l’abito che si espande nello spazio è una metafora del corpo che integra l’ambiente nella sua nuova natura (contaminata dalla tecnologia). Gattinoni traduce lo spazio dove viviamo in uno spazio interno (dell’anima) e viceversa, decisamente l’immagine di un futuro se non pienamente felice, almeno pieno di speranza.