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Fashion in Town | 2023©

Il senso di Elsa (Monti) per la moda

Obama ha vinto. Anche grazie a Michelle che con stile sorridente ha conquistato tutti. Invece da noi, in Italia, le first lady latitano. Mancano di carisma e i media sembrano non notarle. Eppure, quel 16 novembre 2011, giorno dell’insediamento del governo Monti, pareva l’alba di un potere “di classe” che Ruby ci aveva fatto dimenticare. In quei giorni, numerose firme rosa del giornalismo italiano elogiarono il loden montiano, simbolo della ritrovata sobrietà milanese cui affidare le sorti della giovine Italia. Ma la novella First Lady non era da meno. Per le prime alla Scala, infatti, la colta Elsa predilige abiti firmati Raffaella Curiel, l’intellettuale della moda italiana. Veronica Lario, ex di Silvio Berlusconi, si era conquistata il titolo di “icona del sobrio scaligero 2008” con un lungo, monacale abito nero e una voluminosa collana di cristalli di rocca. Ma l’abito non sempre fa la monaca e dietro questa mise si nascondeva il famigerato duo Lario-Cavalli. Cavalli sobrio? Sarebbe come dire che lo sguardo di Veltroni ha il magnetismo di quello di De Bortoli. E infatti il vestito prevede pizzi neri trasparenti, pelliccione informe e grossi gioielli dorati a forma di tortellino. E quello di Elsa? Non ci è dato sapere visto che googolando di foto non se ne trovano. Che noia, che barba. Di origini mitteleuropee, dal secondo dopoguerra Raffaella, e prima di lei la madre Gigliola, ricoprono di sobrietà l’aristocrazia e l’alta borghesia milanese. Quella, per intenderci, raccontata da Gadda prima, e da Camilla Cederna poi. Di Curiel l’invenzione del “Curiellino”, buono a colazione e a cena. Di origini toscane e cresciuto a pane e arte, Roberto Cavalli ha puntato tutto sul glamour. La prima boutique apre a Saint Tropez, mecca del jet set internazionale. A partire dagli anni ottanta, probabilmente per reazione al Berlusconismo montante e a “Drive in”, Raffaella unisce moda e cultura e dedica le sue collezioni ai big della letteratura e dell’arte: Klimt, Van Gogh, Velazquez e così via, cui le elite internazionali rispondevano con gridolini di piacere. Negli stessi anni Cavalli gestisce l’azienda con la moglie, seconda classificata a Miss Universo. Tra le clienti di Curiel la moglie di Moubarak, la nipote pare preferisse il modaiolo Just Cavalli della “milano da bere”. Insomma, all’esuberanza dei colori catodici degli anni ottanta, Curiel preferisce quelli più soft dei film del colonialista James Ivory. La Milano di prima classe ha finalmente scalzato la Milano2 del Cavaliere?

 

Foto: Getty