La moda maschile e’ sicuramente uno dei punti di forza della Seoul Fashion Week, sia per l’ampia gamma di proposte che vanno dall’homme masculin all’homme feminin e dal dandy al dark, sia per la grande partecipazione di pubblico (piccolo segreto: per capire quanto uno stilista coreano sia famoso basta controllare quanta folla di giovanissimi popola le sfilate). Inoltre l’importanza del menswear ha anche una implicazione sociologica, in quanto qui a Seoul nel gioco della coppia la “preda” sembra essere proprio il maschio, e cio’ vale soprattutto per le nuove generazioni. Una riprova di questa affermazione si trova anche nel modo in cui vengono accolti alle sfilate i testimonial (attori, cantanti e personaggi televisivi in testa), ossia con grida, isterie e super lavoro per i body guard; per trovare qualcosa di paragonabile da noi bisognerebbe risalire al primo concerto dei Beatles in Italia.
Si parte quindi con Resurrection della designer Juyoung Lee che ha un’anima davvero hard rock (in passato ha curato l’immagine di Marlyn Manson e della band Black Eyed Peas) anche se in questa ultima collezione sembra aver ridotto gli “estremismi”. Tanto nero, verde militare e stampe camouflage, tessuti leggerissi e rilucenti, abbinati ad una pelle morbidissima. Notevoli gli accessori come collane di cuoio a filo spinato, baguette, ma soprattutto la sua favolosa collezione di occhiali (made in Japan) e ai piedi creepers per tutti. Nel suo curriculum anche una apparizione alcune stagioni fa al Pitti Uomo.
Coloratissime stampe tattoo che riprendono il tema del logo per Dominic’s way di Song Hye Myung, abbinate al bianco e nero, all’oro e all’argento con apparizioni di svarowski. In evidenza alcuni capi in pelle Bianca come chiodo, tuta e salopette. Anche in questo caso si calzano le creepers ma nella loro versione alte sopra la caviglia. Una indovinata musica rap fa da sottofondo alla sfilata.
E’ quindi il turno dell’uomo dandy e sofisticato che ha numerosi estimatori qui in Corea. Il capofila di questo movimento é sicuramente Ko Tae Yong con la sua linea Beyond Closet che per la prossima primavera estate propone una collezione rinfrescante, ma soprattutto un consiglio a prendersi una pausa e concedersi un viaggio; non a caso a fare da sfondo alla sfilata un pannello delle partenze in aeroporto. I capi sono in cotone e fresco lana, con prevalenza dei colori navy e beige, arricchiti da inserti in tinte piu accese come giallo e arancio. Trattandosi di una collezione ispirata al viaggio non possono mancare ampi borsoni mentre ai piedi stringate bi e tri colore.
Anche D.Gnak by Kang.D prosegue la sua continua ricerca su forme e dettagli dell’abbigliamento maschile, usando tessuti leggerissimi in lino, cotone, microfibra modal e un jersey quasi impalpabile. La collezione si distingue per l’assenza di colori se si escludono alcuni otcchi di grigio e beige. Conclude lo show con un pezzo dal vivo il duo hip hop Drunken Tiger, idolo dei giovanissimi e non solo.
Linee pulitissime per Leigh del giovane Lee Sang Hyun (uno dei designer “promossi” da Generation Next a Seoul Collection) che da sempre si ispira ai precetti del Bauhaus e ne fa una personale interpretazione per il guardaroba maschile. Come per D.Gnak, anche in questo caso i tessuti sono molto leggeri e a parte alcune punte di rosso, blu e beige prevalgono i non colori. Azzeccatissima come sempre la selezione musicale.
Sceglie la formula del tableau vivent invece del catwalk Jehee Sheen, studi al Marangoni (non sono pochi i coreani che studiano moda in Italia) e un passato anche nell’ufficio stile di Giorgio Armani. I modelli sono intrappolati in gabbie di metallo cromato come incantati da un violinista che suona dal vivo una melodia effetto pifferario magico. Stile e tessuti non si discostano dai due precedent designer, cosi come le cromie bianco/nero/grigio, a parte un unico modello in giallo che spicca su tutti gli altri.
E la rassegna di questa personalissima selezione della moda uomo alla Seoul Fashion Week si chiude in bellezza con il ritorno al colore con la collezione di Van Hart di Albazar, marchio il cui nome si ispira ad un architetto olandese del XVIII secolo ed e’ disegnato da un inedito duo italo-coreano, ossia Duyoung Jung (gia’ designer del brand Fahrenheit) e da Lino Ieluzzi, leggendaria figura del nostro fashion e uno dei primi a stabilirsi in tempi non sospetti in Estremo Oriente. La combinazione stilistica sembra ben riuscita e inoltre le “spalle coperte” dal gruppo tessile Shinwon (uno dei piu importanti in Corea) fanno presagire un rapido successo a questo nuovo inedito brand. Lino porta anche me a Seoul!