Felicità, spalanca le tue braccia… Quante cose ha insegnato il coronavirus in questi giorni lenti, senza tempo, spesso uguali.
Ci siamo ritrovati, durante questi giorni di #iorestoacasa forzati, con la nostra libertà ridimensionata, limitata. Una nazione di diritti improvvisamente si è trasformata in una nazione di divieti, di doveri e di discriminati.
Fermi a casa, per un tempo deciso “democraticamente” da altri, pochi, che chiedono di “cambiare le nostre radicate abitudini di vita, rimanendo a casa il più possibile, uscendo solo lo stretto necessario“.
Il virus Covid 19 limita i nostri abbracci, i nostri baci, il contatto con le famiglie e gli amici, l’amore, le uscite, gli acquisti.
Non limita, però, l’ironia che da sempre caratterizza gli italiani.
In rete si trovano sempre più frasi che strappano risate (vedi @lucatomassini e @trashitaliano) o fanno riflettere (@vitaconlloyd) spezzoni di film che incitano a rimanere a casa (super @ilsocioaci con Alberto Sordi protagonista) e video di personaggi famosi che promuovono il #iorestoacasa:
Io personalmente devo a questo “esilio forzato dalle pubbliche relazioni” l’aver riscoperto il valore del tempo e dello spazio ritrovato. Il riconoscersi è più importante del conoscere come scrive Marcello Archetti nel suo saggio di antropologia della contemporaneità:
Metterò le cose al loro posto e ciò sarà il mio nuovo mondo. Questa qui è la fine: da oggi, intento a essere nel luogo che sorveglia finalmente il mio vero passato, ricomincerò il mio futuro.
Lo spazio ritrovato (2002) – Meltemi Editore
Il presente non è più concepito come differenza tra passato e futuro, ma come un “continuo e perpetuo adesso e qui” certo solo della propria realtà spaziale.
Mi sento, durante questi giorni di #coronavirus, un po’ come Cesare, il protagonista del bellissimo romanzo “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marone che scopre, dopo una improvvisa malattia, che sono molte le cose che gli piacciono:
Mi piace essere spiritoso, non prendere troppo sul serio la vita. Però mi piacciono anche tante altre cose. Per esempio mi piace il profumo di cucinato che arriva da una finestra aperta, o la tenda che d’estate si scosta piano per far passare il vento. Mi piacciono i cani che per ascoltarti inclinano la testa, o una casa appena imbiancata. Mi piace quando un libro mi attende sul comodino. Mi piacciono i barattoli di marmellata e la luce gialla dei lampioni. Mi piace palpare la carne e il pesce crudo. Mi piace il rumore di una bottiglia stappata. Mi piace il vino rosso che si aggrappa al bicchiere. Mi piace un vecchio gozzo scrostato. Mi piacciono i luoghi familiari e l’odore delle lavanderie. Mi piace la lenza di sughero e il macellaio che taglia la carne con movimenti regolari. Mi piacciono le guance rosse e il tremore della voce.
Cesare Annunziata – La tentazione di essere felici (Longanesi)
Mi piace pensare che domani avrò un’altra giornata da inventarmi e tante cose da fare come dice Simone Tempia in “Vita con Lloyd”:
“Hai preso tutto quello che serve per affrontare l’isolamento, Lloyd?”
“Certo, sir. Libri, carta da lettere, qualche buon disco e diverse pellicole cinematografiche”
“E a cosa mi dovrebbero servire, di grazia?”
“A leggere, scrivere e immaginare, sir”
“Tutte cose bellissime ma che non toglieranno il rischio del contagio…”
“Ma elimineranno il rischio peggiore, sir”
“Quale sarebbe, Lloyd?”
“Quello di trasformare lo stare in casa nel chiudersi in casa, sir”
“Saranno lunghe giornate, Lloyd”
“Vediamo di renderle fruttuose, sir”
Dopotutto, domani è un altro giorno o no?