Perché e come rivalorizzare il mondo vegetale? Una questione che ha coinvolto una quarantina di personalità internazionali tra artisti, filosofi e scienziati, che hanno risposto con video, disegni, pitture, sculture e interviste, presentati in occasione della mostra “Nous les arbres”, presso la Fondation Cartier pour l’Art Contemporain di Parigi.
La Fondazione Cartier ha sempre proposto esposizioni incentrate su questioni ambientaliste, dal cambiamento climatico e il suo impatto sulla migrazione, alla scomparsa delle lingue e culture indigene.
Il tema, questa volta, è l’albero. Organismo vivente tra i più antichi del pianeta, tant’è che la prima foresta fossile conosciuta risale a ben 385 milioni di anni fa, qui ne riscopriamo la grande bellezza oltre che una singolare sensibilità e l’intelligenza vegetale.
Curato da Bruce Albert, Hervé Chandès, Isabelle Gaudefroy, il percorso si disloca nei bellissimi spazi interni dell’edificio di Jean Nouvel e nel giardino Theatrum Botanicum, creato da Lothar Baumgarten. Qui troviamo una scultura di Giuseppe Penone, Biforcazione (1987-1992), un bronzo commissionato dalla Fondation Cartier nel 1987, oltre a dei lavori di Agnès Varda, come la scultura dedicata alla sua gatta Nini.
All’interno ci sono diverse opere di Fabrice Hyber, artista francese che esplora il mondo vegetale e le sue molteplici sfaccettature, come in La source che simboleggia una sorgente rigenerante e che ha inoltre ispirato l’omonima mostra attualmente aperta alla Villa Carmignac sull’isola di Porquerolles.
Interessante il film Mon arbre (2019) di Raymond Depardon & Claudine Nougaret, che presenta una serie di interviste intorno a una decina di esemplari di alberi che si erigono al centro di piazze pubbliche o in giardini privati come quello del botanico Francis Hallé. Diller Scofidio + Renfro, lo studio di design interdisciplinare che nelle sue installazioni integra architettura, arti visive e dello spettacolo, presenta il video Exit. Nato da un’idea del filosofo e urbanista francese Paul Virilio, il video è stato creato per l’esposizione “Terre Natale, Ailleurs commence ici”, accolta alla fondazione del 2008.
Oggi viene presentato nuovamente ma in versione ridotta e aggiornata. Di che si tratta? Siamo nel mondo dei dati che, tradotti visivamente attraverso mappe geografiche dinamiche, ci parlano degli effetti dannosi della deforestazione. Segue il video, più intimo e lirico, Aromas que trae el viento, dell’artista paraguaiana Paz Encina, che rende omaggio alla foresta del Gran Chaco.
Originali i disegni a inchiostro su carta di Esteban Klassen, un artista autodidatta della pianura del Chaco, che esplora i rapporti profondi tra l’umano e la natura. Cesare Leonardi & Franca Stagi ci svelano l’architettura degli alberi urbani con una decina di disegni su un totale di 374 realizzati, in cui analizzano ombre e fogliame per un confronto tra stagioni, come l’estate e l’inverno.
Variopinta l’installazione del brasiliano Luiz Zerbini, poetici i disegni della colombiana Johanna Calle, da non perdere anche le creazioni di Marcos Ortiz, Adriana Varejão, Joseca, Salim Karami. Avete tempo fino al 10 novembre per scoprire questi esseri viventi stupefacenti, reinterpretati dai linguaggi dell’arte.