In una sola parola: Pina! Il film di Wim Wenders, regista pluripremiato de Il cielo sopra Berlino o Paris Texas o Palermo Shooting, nel 1985 assiste a Café Müller, lo spettacolo che ha reso famosa Pina e il suo Tanztheater Wuppertal, e ne rimane immediatamente ammaliato. Da allora nasce, non solo una lunga amicizia tra il regista e la coreografa, ma anche l’idea di fare un film insieme. Il progetto inizia nel 2008 e prosegue anche dopo la morte di Pina Bausch.
Wenders sceglie come attori tutti i danzatori della sua compagnia, e ci guida in un viaggio denso di immagini e note a Wuppertal, il luogo che per 35 anni è stato la casa e il cuore della creatività di Pina. La donna che ha rivoluzionato il mondo del teatro unendolo alla danza cosi radicalmente da cambiare il punto di vista di milioni di spettatori. I suoi spettacoli sono pieni di carne e sangue, il corpo è usato fino allo stremo delle forze. I suoi danzatori/attori ci fanno sentire ogni singola parte del loro mondo interiore. E noi? Noi ne siamo rapiti.
Il rapporto personalissimo di ogni gesto che un danzatore compie nei suoi spettacoli, ci riporta ad un’atmosfera onirica nella quale tutto ciò che compare sul palcoscenico pare fluttuare. Anche la scelta di abiti di seta lunghi e colorati per le donne e giacca e pantaloni per gli uomini, non è casuale. Pina voleva rendere la danza fruibile a tutti, come se fosse una cosa naturale e non ci fosse più la distanza tra palcoscenico e spettatori. Wim Wenders ha compreso tutto questo e ha voluto restituire al mondo, una Pina Bausch (che ormai ci ha lasciati da due anni), non attraverso un film-documentario, come potrebbe sembrare, ma semplicemente attraverso la danza… e i racconti segreti dei suoi danzatori/attori. Il risultato è da perdere il fiato…