Me lo ricordo ancora come se fosse ieri. Il mio primo attacco di panico. Più di un anno fa. Il motivo scatenante? Un litigio con mia sorella il giorno prima del nostro compleanno. Lo scrivo perchè mi capita ancora di soffrirne e perchè oggi, ahimè, ne ho avuto un altro. Mi considero una persona serena. Evidentemente mi sbaglio. C’è qualcosa che mi “disturba”, che mi “agita” utlimamente. La prima volta che è accaduto, ho avuto paura. E non mi vergogno a dirlo. Porto addosso le ferite di tutte le battaglie che ho evitato dice F. Pessoa. Cavoli quanto ha ragione! I fiori di Bach sono stati la mia prima “medicina” per curare i miei problemi emotivi. Alla base della floriterapia di Bach è il principio secondo il quale, nella cura di una persona, devono essere prese in considerazione soltanto le sue emozioni e la sua personalità, le quali determinerebbero il sintomo manifesto nel fisico: il singolo fiore sarebbe in grado di dare il via al processo di trasformazione dell’emozione negativa nel suo tratto positivo, con una conseguente scomparsa del sintomo fisico, essendo quest’ultimo ritenuto il disturbo finale di un disagio originatosi a un altro livello, molto più profondo. In erboristeria è uno dei prodotti più venduti, ma con me sono serviti a poco. Sono passata così, visto l’inefficacia, ad Ignatia Amara, un rimedio antistress per eccellenza che agisce, infatti, sul sistema nervoso e sulla stabilità emotiva. E per un pò ha funzionato fino a quando un giorno, durante un dj set in un locale mi sono sentita come se stessi ingoiando la lingua e sono stata spedita al pronto soccorso. Qui mi hanno somministrato il Tranquirit e la mia vita è cambiata. In meglio. Ogni tanto, raramente per fortuna, il mio malessere ritorna prepontemente e mi rifugio in 5/6 gocce. La tachicardia, il sudore alle mani, le vertigini, il dolore alle gambe si acquietano e torno ad essere calma. Fingo, così, di aver messo a tacere la mia inquitudine. Credetemi, ci provo ogni giorno ad essere in pace con me stessa. A volte vinco e a volte perdo. So che non vi importerà molto della mia fragilità, ma sentivo di doverlo raccontare a qualcuno e sentivo di volermi confrontare con chi ne soffre come me e con chi, a differenza mia, non ne parla.